Sommario
Artigianato del legno, una tradizion del Queyras
dal albero alla fuste
All'inizio sono gli alberi, il larice e il pino cembro. Il legno del primo, rinomato per la sua inalterabilità, è usato spesso nell'edilisia. Con il larice il carpentiere di un tempo costruiva le "fustes", cataste di tronchi squadrati che lasciano passare l'aria, per permettere al fieno di seccare nelle soffitte. Il pino cembro, il cui legno è tenero e malleabile, è invece particolarmente apprezzato del falegname che lo scolpisce volontieri.
Il pino cembro
Il pino cembro è un albero di alta montagna che cresce tra 1700 e 2400 m d'altitudine, là dove gli inverni sono longhi e rigidi. In Queyras abbonda.
I sui aghi sono raggruppati per cinque. Le sue pigne si aprono solo per liberare i pinoli solo un anno dopo la loro caduta al solo.
Lo schiaccianoci screziato, grande amante di questi pinoli, gli amassa in nascondigli di cui dimentica a volte il posto, cosa che contribuisce alla diffusione del pino.
Dal tronco alla tavola
I tronchi potevano essere usati anche grezzi dal carpentiere per certi lavori come la costruzione di fonti e di abbeveratoi, ma di solito bisognava squadrarli per preparare le "fustes" o tagliarli in assi. Si usava allora la "loube" che era messa in opera da due segatori : questo in alto tirava su la lama che con la sua cornice era piuttosto pesante, quello in basso la riabassava segando. Il tutto richiedeva un'ottima coordinazione e una grande precisione nei gesti, per non deviare e ottenere assi di spessore regolare.
Quando il maniscalco se ne mescola
Per certe lavorazioni si faceva ricorso al fabbro, come per la costruzione di questo mastello per fontana. Gli assi sono accuratamente disposti a garantire una buona tenuta stagna. Un cerchio in ferro permetterà a loro di resistere alla pressione dell'acqua.
La scultura col coltello
I mobili del Queyras sono decorati di rosoni cavi scolpiti col coltello dal falegname. I motivi tracciati con il compasso possono ripetersi e aggrovigliarsi di mille modi. È facile trovare questi mobili negli appartamenti in affitto.
Certi artigianati perferiscono la scultura in rilievo, per la quale è necessario abbassare di alcuni centrimetri la superficie dell'asse. La lavorazione è fatta alla sgorbia, che lascia sul legno il suo segno caratteristico. I motivi possono essere molto diversi.
Il pino cembro è un legno chiaro. Una volta completato il lavoro di scultura, una mano di mallo di noce e un po' di cera, danno questo colore caldo tanto apprezzato.
La Casa dell'artigianato
Certamente non vi proponiamo di portare via una fuste o un abbeveratoio in ricordare delle vostre vacanze nel Queyras
Ma forse avete necessità di un mobile, tavola, credenza o cassa? O semplicemente vi interessate all'artigianato ed siete curiosi vedere più da vicino i mobili Queyrassin?
Un'occhiata alla casa dell'artigianato a Château-Ville-Vieille (Alte Alpi) è essenziale!
(aperta tutti i giorni - tel : 04 92 46 80 29 )
La ceramica
La nascita della ceramica
Seduto davanti alla sua caverna l'uomo, all'inizio della civiltà, medita. Ci vorebbe un oggetto dove mettere il cibo, che invece giace sparso qua e là nella polvere. Certo lui non è delicato, ha sempre fatto cosi, ma ci sono pure i bambini...
Pensa al suo focolare, fabbricato con quella terra scivolosa che ha trovato in riva al ruscello. Al contatto con la fiamma questa terra è divenuta dura e fragile... Già nella sua testa la ceramica è nata.
Munito di terra, acqua e fuoco, eccolo che si accinge a creare quelle scodelle che gli mancano. Col tempo la sua tecnica si affina. Le scodelle grezze si scavano e diventano ciotole, piatti, vasi, giare... Intanto ha inventato il tornio che gli permitte di ottenere forme regolari, e le muse di cui ha popolato il suo universo gli hanno insegnato l'arte di servirsene.
Il matrimonio della terra e del fuoco
Non bisogna andare a prendere la terra lontano. L'argilla che si trova a due passi andrà benissimo. Diventa dura quando è secca, ma basta bagnarla un po' e diverrà malleabile. Mescolata con un poco di paglia, sarà usata per fare mattoni crudi che induriranno al sole. Il vasoio sa che bisogna andare più lontano. Deve fare una pasta morbida, che plasma a lungo, per farla omogenea ed eliminare le bolle d'aria che la farebbero scoppiare durante la cottura. Prima di usarla deve lasciarla riposare a lungo. Se al momento di lavorarla è troppo dura, dovrà aggiungere acqua. Se al contrario è troppo molle, dovrà attendere encora che asciughi un poco. Allora preparerà con cura le sue zolle di differenti tagli, di cui farà gli oggetti più diversi.
Il tornio del vasaio
Questo è molto antico. Il suo obiettivo ? Far girare il pezzo in preparazione per dargli una forma regolare. Il suo principio è simplice : un asse mantenuto verticale in un telaio, a una estremità un disco di pietra più o meno pesante che serve da volante di inerzia, a l'altra un vassoio chiamato piatto girevolo sopra cui è posata l'argilla, e un sistema per fare girare il tutto. Le soluzioni si evolvono nel tempo. Nel medioevo ci si serviva del tornio a bastone, detto bastone permetteva di spingere sui raggi di una ruota legata al tornio. Il tornio cosi lanciato manteneva la sua rotazione alcuni minuti ma presto il vasaio doveva interrompersi per rimetterlo in moto.
Il tornio a piedi
L'invenzione del tornio a piedi ha permesso di regolare la velocità di rotazione durante le diverse fasi del suo lavoro. Alcuni sono stati dotati di pedali, como le macchine per cucire delle nonne. Oggi i torni sono attrezzati di un motore elettrico con un variatore di velocità, che libera completamente il vasaio della preocupazione di fornire esse stesso l'energia.
La zolla di argilla è messa sul piatto girevolo del tornio, avviato a grande velocità. Deve essere centrata con precisione. Sul tornio non c'è nessun riferimento visivo : il compito richiede tutta la maestria dell'artegiano. Egli riduce allora la velocità e con i pollici crea nella zolla una fessura che allarga e lavora per scavare il pezzo e fare salire i sui orli allo scopo di dare al tutto la forma di cui ha bisogno, in base alla necessità ed al suo gusto. E qui che la materia diviene viva e che l'artegiano diviene artista.
Quando il pezzo è pronto, lo si mette da parte per lasciarlo indurire. C'è bisogna uno manico ? Lo si prepara da parte, e quando anche è ben seccato, lo si incolla con la barbottina,una preparazione di argilla fluidissima che indurirà al fuoco.
La decorazione
Il vasaio decora il suo pezzo con diversi motivi : incisioni regolari con uno strumento adattato, motivi in rilievo preparati a parte, spesso in stampi, e incollati alla barbottina, ingobbi e smalti applicati per ammollo o passati col pennello.
Ingobbi e smalti
Gli ingobbi sono malte di argilla setacciata, per eliminare resti e grumi. Secundo la loro composizione danno alla cottura un colore che varia del beige al bruno. Gli smalti sono una mescolanza di roccia stritolata, di diverse ceneri (di pino, di quercia, di lavanda, di vite...) e di ossidi in sospensione nell'acqua. La cenere è costituita di silice (utilizzata un tempo per pulire le pentole) e di diversi sali minerali come la potassa. Durante cottura la silice si vetrifica mentre i sali minerali danno il colore. Si possono aggiungere sali metallici : ferro per il bruno, cromo per il verde, cobalto per il blu, vanadio per il giallo e polvere di oro per il rosso....
Il fuoco
Ecco è il momento della cottura. Il pezzo che è sufficientemente indurito è messo nel forno e scaldato per gradi a una temperatura che può variare da 700 a 1 200 gradi. Una finestra permitte al vasaio di sorvegliare la cottura e di intervenire se è troppo veloce o troppo lenta. Anche in questo contesto il forno elettrico ha rimpiazzato il forno a legna o a carbone, e ha permesso di domare più facilmente la temperatura. Se il pezzo è scaldato troppo brutalmente, si romperà. Se contiene ancora bolle di aria, queste dilatandosi lo faranno scoppiare. Se invece tutto va bene, l'argilla diverrà dura come pietra. A temperatura bassa (700 gradi, tutto è relativo !) si ottiene ceramica porosa e sensibile al gelo. Cosi per la conservazione dei liquidi, si usano preferibilmente argille caricate di silice, naturalemente o per aggiunta, che sono cotte a 1 200 gradi. La silice si vitrifica e da il grès completamente impermeabile. A questa temperatura anche gli smalti si vetrificano e danno dei colori vivissimi, supefacenti.
Tanto va la brocca all'acqua che a forza si rompe…
Gli archeologi sono molto interessati alle ceramiche che debitamente registrano e classificano, in quanto queste permettono di datare molti siti. Nelle tombe si trovano spesso giare di offerta intatte mentre se ci si imbatte nel gabinetto di una abitazione, si possono trovare vasi spezzati completi, spesso bellissimi e ottimamente conservati, buttati qui per nascondere la loro perdita alla padrona di casa
Una ex fabbrica di ceramica a Arvieux, nella frazione di Le Coin.
Bernard e Geneviève BLANC, alti artegiani, hanno creato durante anni ceramiche decorative e utilitarie in grès, maiolica e terra verniciata.
Se prenotate il vostro affitto da Bernard et Geneviève, avrete il privilegio di scoprire il laboratorio. Potrete anche giocare a "fare il vasoio" sperimantando il tornio o la decorazione delle ceramiche...
Geneviève et Bernard BLANC
Tél : 04 92 46 75 73
gegebernard05@gmail.com
Imparare il merletto con una esperta
A Arvieux in Queyras (Francia) vi mostro l'arte del merletto su tamburo con fusi in un'atmosfera gradevole. Siete adulti, uomo o donna, o il vostro bambino ha già otto anni ? Allora vi inizio ai trucchi di questa arte. Ogni seduta dura due o tre ore. Hanno luogo tutto l'anno. Fornisco io l'attrezzatura necessaria. Ve ne ripartiretecon un bel lavoro fatto da voi !
Mireille LAFFONT- Maestra nell'arte del pizzo - 06 69 50 58 61 Iniziazione
al merletto del Queyrasda Jean Paul Farfantoli. Alunna da molti anni al centro del merletto di Le Puy.
Partecipazone alle spese : 7 euro per ora. Possibile riduzione per gruppi e abbonamenti. Se prenderete gusto al lavore e ritornerete assiduamente, potrete usufruire di un pezzo di favore.
Se temete di non avere la destrezza sufficiente, potrete venire alle mie esposizioni itineranti dove vi mostrerò cuffie, vestiti, e vi farò delle dimostrazioni di merletto su tamburo e quadri.